Cambogia, nuove regole per il visto business?

Cambogia, nuove regole per il visto business?

Leggendo le pagine dei quotidiani cambogiani, soprattutto nell’ultimo mese, balza agli occhi una notizia, riguardante molti occidentali che si trovano in Cambogia oppure hanno intenzione di trasferirsi in questo paese: il governo avrebbe deciso di mettere in atto un giro di vite contro l’uso indiscriminato del visto business da parte degli stranieri. In particolare l’attenzione sarebbe concentrata su chi, in possesso appunto di visto business, non risulterebbe poi avere un regolare permesso di lavoro in Cambogia.

La notizia è stata lanciata dal quotidiano Khmer Times a fine luglio, il quale indicava come a partire da agosto sarebbe stato messo in opera un sistema di controlli sugli stranieri presenti in Cambogia con visto business. In particolare l’articolo informava della prossima istituzione di controlli per gli stranieri in uscita dagli aeroporti del paese; se al visto business non fosse corrisposto un permesso di lavoro il trasgressore avrebbe ricevuto una multa, pari a 100$, a per ogni anno di assenza del permesso di lavoro. Ma le cose stanno veramente così?

cambogia work permit 1 tuttocambogiaLa facilità con cui in Cambogia vengono rilasciati visti e altri documenti è notoria, come è notorio che le leggi in questo paese non vengono sempre fatte osservare. Fate tuttavia attenzione in quanto gli occidentali sono dei buoni target per la rilevazione di eventuali infrazioni, specie quelle relative al codice della strada. I proclami per la regolarizzazione degli occidentali in Cambogia è ricorrente, come gli avvisi di multe e controlli sui permessi di lavoro. Il rischio è trovarsi impreparati, nel caso in cui alle parole dovessero seguire i fatti.

Che gli occidentali abusino dei visti business è un dato di fatto, chiunque voglia restare nel paese per lungo tempo non deve fare altro, al momento, che richiedere questo tipo di visto business estendibile praticamente all’infinito e con la possibilità, nel caso di rinnovi per 6 e 12 mesi, di  entrare ed uscire dal paese più volte. In alcune situazioni per la Cambogia questo è un problema, come nel caso di Sihanoukville, diventata ricettacolo di occidentali di ogni risma. Una sitazione per molti versi paragonabile a quella di Vang Vieng, in Laos.

Insieme a persone di tutto rispetto, infatti, la cronaca di Siahnoukville è stracolma di stranieri coinvolti in affari poco leciti di varia natura, di turisti fermatisi anni per dedicarsi ad alcool e droghe e di sex traveller in fuga dalla Thailandia ormai non più molto economica.

A Sihanoukville, inoltre, molti stranieri sono del tutto illegali e non è raro trovare persone del tutto prive di documenti, passaporto compreso. Se non è un vero e proprio allarme sociale, questa presenza di occidentali, e non, poco raccomandabili è comunque un dato di fatto.

D’altra parte la Cambogia ha davvero un serio problema di immigrazione clandestina. Sono infatti sempre più frequenti le retate della polizia cambogiana contro i lavoratori illegali, provenienti soprattutto dal Vietnam, impiegati spesso nel settore dell’edilizia. La regolarizzazione degli stranieri sembra quindi essere un problema che la Cambogia deve affrontare. L’applicazione della legge potrebbe però alterare delicati equilibri, legati a clientelismo e corruzione soprattutto per quanto riguarda gli ufficiali pubblici.

Tornando al tema centrale, la comunità di espatriati in Cambogia non sembra, per ora, avere rilevato un aumento dei controlli da parte delle autorità in merito ai permessi di lavoro. Questo non significa, tuttavia, che i controlli non ci siano. Occidentali continuano a venire espulsi per irregolarità legate ai visti, ma siamo lontani da quanto annunciato dal Khmer Times. Resta tuttavia da capire quale strada voglia prendere il governo cambogiano sul tema dei visti business, sempre più difficili da ottenere nel resto dell’Asia.

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