
Immigrati: la Cambogia dice basta, ma incassa
Anche nel male c’è del genio, qualunque appassionato di cinema sa cosa significhi ammirare un colpo ben riuscito, anche se a compierlo sono stati dei criminali. La Cambogia non è un paese di santi, basti dire che si trova al posto 156, su 175 paesi, nella classifica mondiale della corruzione percepita. Proprio la Cambogia ha recentemente messo a segno un colpo degno di nota a spese dell’Australia, creando nella terra dei canguri un certo trambusto politico. Al centro di questa situazione ci sono quattro persone, quattro richiedenti asilo respinti da Canberra.
Tutto ha inizio nel settembre scorso, quando Australia e Cambogia firmarono un accordo che prevedeva l’accoglienza, da parte del governo di Phnom Penh, di richiedenti asilo provenienti dall’isola di Nauru, ossia uno dei centri di detenzione/accoglienza dove gli australiani radunano coloro che sbarcano sulle sue coste in cerca di una vita migliore, dopo un viaggio che ha spesso origine in Sri Lanka oppure Indonesia. Oggi quell’accordo sembra essere naufragato, creando delle conseguenze anche al governo Abbott.
Il genio sta nel fatto che la Cambogia ha deciso di non accogliere più rifugiati dopo averne ricevuti, lo scorso giugno, ben 4! Nonostante l’accordo, a suo tempo, fosse stato celebrato come una possibilità per la Cambogia di trarre vantaggio dalle capacità di coloro che sarebbero stati accolti, il lato più interessante risiede nell’aspetto economico. L’Australia ha infatti pagato per i quattro, tre iraniani ed un rohingya, ben 40 milioni di dollari più altri 15 milioni e mezzo per spese varie legate al trasferimento. Soldi che Phnom Penh ha regolarmente incassato.
I quattro fortunati migranti sono ora ospitati a spese dell’Australia, in una villa di Phnom Penh messa a disposizione da alcune ONG. Un alloggio che doveva essere temporaneo fino a quando i quattro inquilini non avessero deciso di andarsene, cosa che non sembra abbiano intenzione di fare. La Cambogia nel frattempo sostiene che nell’accordo non era quantificato il numero di richiedenti asilo da accogliere, mentre da parte sua l’Australia ha calato sulla vicenda una sorta di silenzio stampa.
L’aspetto paradossale di questa situazione è che la Cambogia si è di fatto allineata a coloro che si battono per la difesa dei diritti umani. La politica sull’immigrazione australiana è infatti aspramente criticata a livello internazionale, anche dalle Nazioni Unite, per il fatto di utilizzare in questo modo paesi come la Cambogia, con un peso economico nettamente inferiore, sfuggendo alle proprie responsabilità sul tema, almeno secondo i sostenitori dei diritti umani.
A rendere ancora più surreale la vicenda, ma anche più tragica, il fatto che la stessa Cambogia è a sua volta da sempre sotto accusa per il non rispetto dei diritti umani. In tema di immigrazione a fronte dei quattro accolti, il governo di Phnom Penh espelle regolarmente verso il Vietnam i cosiddetti montagnard, minoranza vietnamita repressa per via della fede cristiana e dell’alleanza con gli Stati Uniti durante la Guerra del Vietnam. La Cambogia ha inoltre estradato in Cina 20 uighuri, così come fatto anche dalla vicina Thailandia. Sul versante interno invece viene criticato lo spostamento di interi villaggi per fini speculatori.
Sin dalla sua nascita, nel 1989, l’attuale Cambogia sembra caratterizzarsi per l’abilità nel giocare su più tavoli, con una politica a dir poco opportunistica. Il governo di Phnom Penh è riuscito a vivere per decenni di aiuti internazionali, in cambio di riforme mai attuate. Ancora oggi il rapporto del governo cambogiano con il denaro è viscerale, in un sistema dove la corruzione è un asse portate del sistema e dove i grandi appalti sono decisi da poche persone. In questo caso il colpo cambogiano è stato davvero magistrale, quasi da applauso.
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