
Sambor, sulle tracce dell’antica Cambogia
Quando i primi esploratori occidentali affrontarono le giungle della Cambogia, capirono ben presto che le impenetrabili foreste celavano i resti di un passato glorioso. I templi di Angkor sono certamente il più famoso e importante complesso archeologico della Cambogia, ma raccontano solo una parte della storia del paese divisa, non a caso, in pre e post Angkor.
Il Regno di Chenla
Uno dei regni precedenti Angkor fu quello di Chenla che, tra il VI ed il IX secolo, si stendeva sulla Cambogia attuale e parti degli odierni Vietnam, Thailandia e Laos e con un ruolo di primo piano nelle reti commerci del sudest asiatico dovuto alla sua posizione geografica.
I primi a parlare di Chenla furono i funzionari cinesi, registrando il regno come luogo di origine di missioni portatrici di tributi alla corte dell’imperatore. Da dove derivi questo nome non è ancora oggi ben chiaro, gli studiosi non hanno trovato risposta comune, se non che questo termine è assente nell’antico vocabolario khmer.
Anche la storia di Chenla non è ben chiara e si ritiene che ad un certo punto della sua storia si diviso in due parti, una marittima ed una più a nord la cui capitale fu Isanapura, ritenuta essere oggi il luogo in cui il complesso di templi chiamato Sambor Prei Kuk facilmente raggiungibile dalla vicina Kompong Thom. Il sito di Sambor Prei Kuk rappresenta il più importante complesso archeologico precedente Angkor, costituito da oltre cento diversi templi sparsi nella foresta della zona.
Patrimonio dell’UNESCO, Sambor Prei Kuk è composto da tre complessi principali: Prasat Sambor, Prasat Yeai Poeun e Prasat Tor, rappresentando una tappa fondamentale per chiunque voglia approfondire la Storia della Cambogia ripercorrendone le tappe. Da notare come Smabor Prei Kuk divenne un modello architettonico ed artistico per tutta la regione, gettando le basi per la nascita dello stile unico che caratterizzerà il successivo periodo khmer di Angkor.
Sambor ieri e oggi
Se ci spostiamo dalle sponde del fiume Stung Sen, tributario del Tonlé Sap, a quelle del più celebre Mekong scopriremo un’altra Sambor, esistente ancora oggi. Sambor è infatti una cittadina poco a nord di Kratie, nella Cambogia orientale e nota più che altro per essere meta di coloro alla ricerca dei delfini di fiume, una specie animale difficile da avvistare e sempre più rara. Durante l’epoca di Chenla, Sambor era invece un centro dalla vita molto intensa, trovandosi ad un punto cruciale delle vie commerciali interne ed essendo anche un mercato dove venivano venduti schiavi provenienti dalle remote regioni dell’est cambogiano.
Tornando ai primi esploratori occidentali, Sambor è stato un nome ricorrente nei tentativi di raggiungere la lontano territorio cinese navigando il Mekong, un tema per cui è utile rimandare al bel libro di Milton Osborne: River Road to China. Nei pressi di Sambor sono infatti presenti delle rapide che hanno da subito rappresentato un ostacolo alla navigazione e che, in tempi più recenti, sono state al centro di una battaglia per la salvaguardia dell’ambiente a partire dagli anni cinquanta, quando venne proposta la costruzione di una diga per la produzione di energia elettrica. Progetto oggi fermato dal governo e rinviato al 2030.
Sempre grazie a Osborne, scopriamo che nei pressi di Sambor il letto del fiume ospita una delle più antiche iscrizioni khmer, in cui il re Chitrasena ordina di iscrivere in una grande roccia sotto le rapide parole di devozione a Shiva. Sambor si trova infatti in un’area centrale per lo sviluppo della civiltà khmer, le cui origini sono rintracciate dagli studiosi in una regione che oggi racchiude il sud del Laos ed il nord della Cambogia. Nel sudest asiatico ripercorrere le tappe delle varie civilizzazioni non è facile, a complicare le cose anche il dominio coloniale che ha tracciato frontiere che hanno creato divisioni dove non ce n’erano.
Oggi del passato fiorente di Sambor non resta praticamente nulla, l’attrazione più importante è il Wat Sorsor Moi Roi, ossia il tempio delle cento colonne (in realtà cento e otto) costruito su un tempio in legno del XIX secolo. Al suo interno è ospitato il centro per la salvaguardia della tartaruga del Mekong ed è interessante notare la leggenda che dice il vicino stupa costruito sopra le ceneri della principessa Nucheat Khatr Vorpheak, il cui corpo fu trovato intatto nonostante fosse stata catturata da un coccodrillo. Lo stupa divenne presto meta di pellegrinaggio e lo stesso re Sihanouk fu un devoto della principessa Nacheat.
Vale davvero la pena di mettersi sulle tracce dell’antica Cambogia!
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